sabato 16 dicembre 2017

Nella dolente solitudine della domenica

Gioconda Belli

il mio corpo
che fu avido territorio dei tuoi baci,
questo corpo pieno di ricordi
della tua passione straripante


Eros mi scuote
Nella dolente solitudine della domenica
Sono qui,
nuda,
sulle lenzuola solitarie
di questo letto dove ti desidero.
Vedo il mio corpo,
liscio e rosato nello specchio,
il mio corpo
che fu avido territorio dei tuoi baci,
questo corpo pieno di ricordi
della tua passione straripante
sul quale combattesti sudate battaglie
in lunghe notti di gemiti e di risa
e rumori delle mie intime caverne.
Vedo i miei seni
che accoglievi sorridendo
nel palmo della mano,
che stringevi come piccoli uccelli
nelle tue gabbie a cinque sbarre,
mentre un fiore mi si accendeva
e alzava la sua dura corolla
contro la tua dolce carne.
Guardo le mie gambe,
lunghe e lente conoscitrici delle tue carezze,
che ruotavano rapide e nervose sui loro cardini
per aprirti il sentiero della perdizione
verso il mio stesso centro
e la soave vegetazione del monte
dove tramasti sordi combattimenti
coronati dal piacere,
annunciati da scariche di fucileria
e tuoni primitivi.
Mi vedo e mi sto vedendo,
in uno specchio di te che si estende dolente
su questa solitudine di domenica,
uno specchio rosato,
uno stampo vuoto che cerca l’altro suo emisfero.
Piove copiosamente
sul mio volto
e penso solo al tuo amore lontano
mentre do riparo
con tutte le mie forze
alla speranza.
[***]

En la Doliente Soledad del Domingo
 
Aquí estoy,
desnuda,
sobre las sabanas solitarias
de esta cama donde te deseo.
Veo mi cuerpo,
liso y rosado en el espejo,
mi cuerpo
que fue ávido territorio de tus besos,
este cuerpo lleno de recuerdos
de tu desbordada pasión
sobre el que peleaste sudorosas batallas
en largas noches de quejidos y risas
y ruidos de mis cuevas interiores.
Veo mis pechos
que acomodabas sonriendo
en la palma de tu mano,
que apretabas como pájaros pequeños
en tus jaulas de cinco barrotes,
mientras una flor se me encendía
y paraba su dura corola
contra tu carne dulce.
Veo mis piernas,
largas y lentas conocedoras de tus caricias,
que giraban rápidas y nerviosas sobre sus goznes
para abrirte el sendero de la perdición
hacia m mismo centro
y la suave vegetación del monte
donde urdiste sordos combates
coronados de gozo,
anunciados por descargas de fusilerías
y truenos primitivos.
Me veo y no me estoy viendo,
es un espejo de vos el que se extiende doliente
sobre esta soledad de domingo,
un espejo rosado,
un molde hueco buscando su otro hemisferio.
Llueve copiosamente
sobre mi cara
y solo pienso en tu lejano amor
mientras cobijo
con todas mis fuerzas,
la esperanza.
 
Gioconda Belli

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