sabato 8 luglio 2017

Non regge la forma umana del nostro sentire gli altri, del nostro amarli


Noi diamo agli altri sempre una parte di noi stessi anche quando ci sforziamo in ogni modo di dare tutto, di andare oltre. Anche nell’amore più vivo, più infiammato rimane qualcosa in noi che non ci lascia, che non prende la via dell’altro. E così fanno anche gli altri con noi. Ci accolgono, ci sorridono, ci fanno grandi promesse, ma poi tramonta il sole, arriva la notte, poi c’è il giorno dopo. Sono anni che penso alla macchina di demolizione che è il giorno dopo.
[...]
E invece niente, il giorno dopo cadono i ferri dalle mani, l’intreccio è perduto, il filo spezzato. Accade così anche negli incontri d’amore. Ogni volta proviamo a raccontare il nostro guasto per intero, proviamo a raccontare il nostro naufragio senza fine. Sembra che veniamo accolti, ma qualcuno vuole asciugarci un braccio, qualcun’altro vuole asciugarci un piede.
 
Quello che non pare possibile tra esseri umani è essere presi interamente. Solo la morte ci prende interamente, non scarta niente di noi.
[...]
In me c’è un sogno, uno solo, è il sogno di incontrare una persona con cui è possibile sfasciarsi assieme. Il mio è il sogno di un amore disumano. Non è questione di fedeltà, di assiduità, di coerenza. Non è neppure questione di rispetto, di attenzione per l’altro. In questo fiume siamo sassi aguzzi, coccodrilli a bocca aperta, siamo spine negli occhi. Io continuo ad avanzare, a proporre il mio sogno. So che è incomprensibile.
[...]
Non regge la forma umana del nostro sentire gli altri, del nostro amarli, del nostro tradirli. Non abbiamo più consistenza e non sappiamo accogliere l’inconsistenza. Ci annoia la coerenza e ci indigna l’incoerenza. Siamo delle bestie che non possono usare la loro ferocia, degli angeli che non possono usare le loro ali. Abbiamo messo noi stessi e la vicenda umana in uno spazio piccolo e senza luce. Per uscire, per avere ancora terra e cielo dentro e davanti a noi, adesso dobbiamo celebrare la nostra fine, chiudere col fiocchetto della morte questo lungo disordine che chiamiamo vita e vedere se resta qualcosa, vedere se c’è un oltre, se c’è un prima, se c’è qualcosa al fianco dell’umanità che abbiamo trascurato, qualcosa in cui versare il sacchettino della nostra avventura.
 
Franco Arminio
La forma umana non regge più link esterno

Nessun commento:

Posta un commento

commenta questo post

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

home