mercoledì 7 settembre 2016

Non si può cancellare quello che è stato

Javier Marias

Quelle  venti ore dovevano essere diventate per lui una specie di  incantamento o sogno che deve essere soppresso dal nostro ricordo,  come se quel periodo non lo avessimo vissuto del tutto, come se  dovessimo tornare a raccontarci la storia o a rileggere un libro; e  dovevano essere diventate un tempo intollerabile che può condurci  alla disperazione.
Domani nella battaglia pensa a me
 
Non si può cancellare quello che è stato, Juan, anche se scopri che tutto è partito da un inganno.
[...]
Non si cancella quello che è stato con un tratto di penna, te l’ho già detto. Anche quando si è deciso che non deve piú esserci.
[...]
«Che senso ha un bel giorno dissipare l’errore? È peggio ancora, perché significa smentire quello che c’è stato, svuotarlo di ragioni, obbliga una persona a raccontarsi da capo quello che ha vissuto, o a rinnegarlo. Eppure non ha vissuto altro: ha vissuto quella vita lí. E che cosa se ne fa uno, allora? Deve cancellarla? Non è possibile, come non è possibile rinunciare ad anni che sono stati quello che sono stati, che non possono piú essere altrimenti, e dei quali rimarrà sempre una traccia, un ricordo, per quanto ora fantasmagorico, come di qualcosa che è accaduto e insieme non è accaduto. E dove lo mette uno questo, quello che è accaduto e non è accaduto?»
Così ha inizio il male

Così ha inizio il male
     Javier Marias

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