sabato 23 luglio 2016

perchè uno scrive - 6

Antonio Tabucchi

Nel suo libro “Autobiografie altrui”, lei fa una serie di riflessioni sui personaggi e fa parlare anche persone che hanno avuto dei rapporti con lei. C’è soltanto una parte del libro chiamata “Autopsia” in cui lei lascia questa lettera al lettore ma è l’unica volta in cui lei non fa alcun commento. Tra l’altro questa lettera è molto forte, la persona che scrive fa delle dichiarazioni importanti su di lei. Qual’è la sua opinione al riguardo?
 
Intanto è ovvio che letteratura è anche lo spazio dell’ambiguità. Io non dico se questa lettera sia vera o falsa, ed io non ve lo rivelerò, però in qualche modo è un testo letterario. È un “autocommento” , perché io lo metto qui: anche se è un altro che, come dire, mi ha visto e commentato, il fatto che io me ne appropri e lo metta qui dentro, diventa un autocommento. Il fatto inoltre che io lo metta qui dentro come un’autobiografia altrui, diventa una doppia autobiografia altrui, perché costui, facendo un commento a me, rivela anche se stesso e diventa un personaggio lui stesso. Però siccome lo metto in un mio libro, diventa un mio personaggio. Cioè, diciamo che al di là del fatto che sia più o meno vera, che sia più o meno tradotta esattamente – perché è tradotta dall’inglese – il fatto però che io la utilizzi come materiale e me ne impossessi, significa che colui che mi osserva diventa da me osservato, e ribalto i termini della questione.
 
Supponiamo che lei nella vita ha qualcuno che si è dato il compito di dare un giudizio su di lei. Lei entra in possesso di questo documento, e lo pubblica: beh, lei dà un giudizio su quella persona. Maria Zambrano, l’allieva di Ortega y Gasset, un giorno ebbe una disputa, ma non si tratta di una disputa, è un riappropriarsi di chi ti guarda, quasi a voler dire
“Ah sì, mi guardi? Allora ti guardo anch’io. Ma non ti guardo col mio sguardo, uso il tuo e lo metto lì”.
E Maria Zambrano chiese a Ortega come poteva replicare a un filosofo che in qualche modo era entrato in polemica con lei, e Ortega disse:
”È molto semplice, lo citi, si limiti a citarlo”.
Praticamente questa è una citazione di cui mi sono appropriato, e quando uno si appropria di una citazione, la trasforma. Naturalmente poi, lo ammetto, nella traduzione della lettera ci ho messo un po’ del mio. Forse l’ha anche un po’ migliorata, non so!! Ma questo è consentito dalla letteratura, è proprio lo spazio apposta per farlo. Ecco, la storia non dovrebbe far questo, se la storia utilizza un documento in maniera impropria, uno modifica e commette una falsificazione: io in questo caso lo faccio diventare semplicemente un testo letterario.
     Antonio Tabucchi


Perchè uno scrive

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