domenica 3 luglio 2016

dalla parte dei pellerossa - 3

Roberto Bolaño

Alla fine di settembre fu ritrovato il corpo di una bambina di tredici anni, sul versante orientale del colle Estrella. Come nel caso di Marisa Hernàndez Silva e della sconosciuta della strada per Cananea, il seno destro era stato amputato e il capezzolo del sinistro strappato a morsi. Indossava un paio di jeans Lee, di buona qualità, una felpa e un gilet rosso. Era molto magra. Era stata violentata ripetute volte e accoltellata e la morte era ascrivibile alla rottura dell'osso ioide. Ma quello che più sorprese i giornalisti era che nessuno reclamasse o riconoscesse il cadavere. Come se la bambina fosse arrivata a Santa Teresa da sola e vi avesse vissuto in totale invisibilità finché gli assassini non l'avevano notata e uccisa.
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Secondo il referto del medico legale era stata violentata e strangolata. Uno dei seni era quasi completamente mozzato e all'altro mancava il capezzolo, che era stato strappato a morsi. Il corpo era stato rinvenuto all'ingresso della discarica clandestina El Chile
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Il giorno dopo il ritrovamento del cadavere di Estrella Ruiz Sandoval venne scoperto il corpo di Monica Posadas, vent'anni, in un terreno incolto vicino a calle Amistad, nel quartiere La Preciada. Secondo il medico legale, Monica era stata violentata per via anale e vaginale, anche se le trovarono tracce di sperma in gola, il che contribuì a far circolare negli ambienti della polizia la voce di uno stupro «dai tre orifizi». Ci fu un poliziotto, tuttavia, che disse che uno stupro completo era quello fatto dai cinque orifizi. Interrogato su quali fossero gli altri due, rispose le orecchie. Un secondo poliziotto disse che aveva sentito parlare di un tipo di Sinaloa che violentava dai sette orifizi. Cioè, dai cinque noti, più gli occhi. E un altro poliziotto disse che lui aveva sentito parlare di un tipo di Città del Messico che violentava dagli otto orifizi, che erano i sette già menzionati, diciamo i sette classici, più l'ombelico, su cui il tipo di Città del Messico praticava un'incisione non troppo grande con il coltello per poi infilarci il pene, anche se certo, per fare una cosa del genere, bisognava essere davvero un taras bulba. Quello che è certo è che «lo stupro dai tre orifizi» fece il giro, divenne popolare fra la polizia di Santa Teresa, acquistò un credito semiufficiale che qualche volta trapelò dai rapporti redatti dai poliziotti, dagli interrogatori, dalle chiacchierate off the record con la stampa.
Nel caso di Mónica Posadas, la ragazza non solo era stata violentata «dai tre orifizi» ma era stata anche strangolata. Il corpo, che trovarono seminascosto dietro degli scatoloni, era nudo dalla vita in giù. Le gambe erano macchiate di sangue. Così tanto sangue che vista da lontano, o da una certa altezza, uno sconosciuto (o un angelo, visto che lì non c'erano edifici da cui osservarla) avrebbe detto che portava delle calze rosse. La vagina era lacerata. La vulva e l'inguine presentavano chiari segni di morsi e altre lesioni, come se un cane randagio avesse tentato di mangiarla.

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     Roberto Bolaño

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