mercoledì 13 aprile 2016

tutto scompare

Javier Marias
Non è solo che in un momento scompaia la  minima storia degli oggetti, ma quanto io conosco e ho imparato e  anche i miei ricordi e quel che ho visto - l'autobus a due piani e i  carri degli straccivendoli e la bambina zingara e le mille e una cosa  che sono passate davanti ai miei occhi e non importano a nessuno -,

i  miei ricordi che allo stesso modo di tante cose di mia proprietà  servono soltanto a me e diventano inutili se muoio, non scompare  soltanto chi sono ma anche chi sono stata, non soltanto io, povera  Marta, ma la mia memoria tutta intera, un tessuto discontinuo e  sempre incompiuto e variabile e costellato di strappi, e allo stesso  tempo fabbricato con tanta pazienza e con estrema cura, ondeggiante e  mutevole come le mie gonne cangianti e fragile come le mie camicette  di seta che si strappano subito, è tanto che metto quelle gonne, me  ne sono stancata,

ed è curioso che tutto questo sia un momento,  perché quel momento e non un altro, perché non quello precedente o  quello seguente, perché questo giorno, questo mese, questa settimana,  un martedí di gennaio o una domenica di settembre, mesi antipatici e  giorni che non si scelgono, che cosa è a decidere che si fermi ciò  che era in movimento senza che intervenga la volontà, o forse sì, sì,  interviene facendosi da parte,

forse è la volontà ciò che a un tratto  si stanca e tirandosi indietro ci porta la morte, non voler più  volere e non volere niente, neppure curarsi, neppure uscire dalla  malattia e dal dolore in cui si trova dimora in mancanza di tutto il  resto che questi stessi cacciano via o forse usurpano, perché fino a  quando sono qui è ancora no, ancora no, e si può continuare a pensare  e si può continuare ad accomiatarsi. Addio risate e addio offese.

Domani nella battaglia pensa a me
    Javier Marias

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