Javier Marias
Non è solo che in un momento scompaia la minima storia degli oggetti, ma quanto io conosco e ho imparato e anche i miei ricordi e quel che ho visto - l'autobus a due piani e i carri degli straccivendoli e la bambina zingara e le mille e una cosa che sono passate davanti ai miei occhi e non importano a nessuno -,
i miei ricordi che allo stesso modo di tante cose di mia proprietà servono soltanto a me e diventano inutili se muoio, non scompare soltanto chi sono ma anche chi sono stata, non soltanto io, povera Marta, ma la mia memoria tutta intera, un tessuto discontinuo e sempre incompiuto e variabile e costellato di strappi, e allo stesso tempo fabbricato con tanta pazienza e con estrema cura, ondeggiante e mutevole come le mie gonne cangianti e fragile come le mie camicette di seta che si strappano subito, è tanto che metto quelle gonne, me ne sono stancata,
ed è curioso che tutto questo sia un momento, perché quel momento e non un altro, perché non quello precedente o quello seguente, perché questo giorno, questo mese, questa settimana, un martedí di gennaio o una domenica di settembre, mesi antipatici e giorni che non si scelgono, che cosa è a decidere che si fermi ciò che era in movimento senza che intervenga la volontà, o forse sì, sì, interviene facendosi da parte,
forse è la volontà ciò che a un tratto si stanca e tirandosi indietro ci porta la morte, non voler più volere e non volere niente, neppure curarsi, neppure uscire dalla malattia e dal dolore in cui si trova dimora in mancanza di tutto il resto che questi stessi cacciano via o forse usurpano, perché fino a quando sono qui è ancora no, ancora no, e si può continuare a pensare e si può continuare ad accomiatarsi. Addio risate e addio offese.
i miei ricordi che allo stesso modo di tante cose di mia proprietà servono soltanto a me e diventano inutili se muoio, non scompare soltanto chi sono ma anche chi sono stata, non soltanto io, povera Marta, ma la mia memoria tutta intera, un tessuto discontinuo e sempre incompiuto e variabile e costellato di strappi, e allo stesso tempo fabbricato con tanta pazienza e con estrema cura, ondeggiante e mutevole come le mie gonne cangianti e fragile come le mie camicette di seta che si strappano subito, è tanto che metto quelle gonne, me ne sono stancata,
ed è curioso che tutto questo sia un momento, perché quel momento e non un altro, perché non quello precedente o quello seguente, perché questo giorno, questo mese, questa settimana, un martedí di gennaio o una domenica di settembre, mesi antipatici e giorni che non si scelgono, che cosa è a decidere che si fermi ciò che era in movimento senza che intervenga la volontà, o forse sì, sì, interviene facendosi da parte,
forse è la volontà ciò che a un tratto si stanca e tirandosi indietro ci porta la morte, non voler più volere e non volere niente, neppure curarsi, neppure uscire dalla malattia e dal dolore in cui si trova dimora in mancanza di tutto il resto che questi stessi cacciano via o forse usurpano, perché fino a quando sono qui è ancora no, ancora no, e si può continuare a pensare e si può continuare ad accomiatarsi. Addio risate e addio offese.
Domani nella battaglia pensa a me
Javier Marias
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