mercoledì 23 marzo 2016

Spogliarsi

Beatrice Garland
Spogliarsi
 

Perdendo maglie
o disfacendo il letto
o come pioggia dai coppi,
arrivano ruzzolando:
vestiti verdi, calze pallide,
seta sciolta – come erba mietuta
o rose in fiore,
placandosi in piccoli mucchi
e catturando per un istante
la levità di un sentore – sapone,
pelle fragrante – congiungendo
queste flessuose repliche di sé.

E perché fermarsi lì?
O come un animale,
un seme, un frutto, andare avanti
a mutare gli antichi strati di pelle,
muta di serpente, pula, pelliccia
o duro acerbo mallo di noce,
finché l’intera selvatichezza
dell’età che incombe
è perduta e qualcosa di
dolce, intatto, immacolato
emerge ammiccando
all’aria aperta?

E forse nel tempo
questo lento disfare arriverà
a qualche immaginata profondità,
la densa e verdepallida gemma,
lieve, impalpabile.
Sì. Accadrà,
quell’ultima capriola di indumenti,
tendini, ciocche di luce e alveoli –
il resto è terra,
vetrate d’aria,
chiuse cortine di pioggia,
il sole inatteso.


Beatrice Garland
 

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