domenica 20 marzo 2016

aspetto dunque amo

L' attesa amorosa - I
1.2.1. Aspetto dunque amo
 
L’attesa d’amore non rappresenta semplicemente una delle fasi della dinamica amorosa tra l’io e il tu: essa tocca l’essenza stessa dell’amore e del discorso amoroso. L’innamorato riconosce infatti sé stesso come colui che attende: «Sono innamorato? – Sì, poiché sto aspettando» è il discorso che egli pronuncia a sé stesso. L’attesa, dunque, all’interno della dinamica amorosa, non va intesa come un incidente, un equivoco, una fastidiosa perdita di tempo ma, al contrario, come la dimensione fondativa e identitaria del sentimento amoroso, che si configura sin dal suo sorgere come attesa dell’altro e aspettativa nei suoi confronti:
Se fosse possibile dare un’unica definizione del soggetto innamorato, diremmo che il soggetto innamorato è colui che attende, in tutti i modi possibili. Dall’attesa fondamentale e quasi permanente dell’appagamento, della presenza, fino alle attese più contingenti, non meno angoscianti: l’attesa di un appuntamento, di una lettera, di una telefonata.
Roland Barthes - Le discours amoureux
Questa considerazione invita immediatamente a riflettere sul rapporto dell’attesa d’amore con il suo oggetto. Se l’amore si configura, prima di tutto, per il suo essere attesa dell’altro, l’attesa d’amore dovrebbe porsi senza dubbio nell’ambito delle attese strettamente dipendenti dal proprio oggetto. Eppure, proprio il carattere identitario che lega l’innamorato al suo statuto di soggetto che aspetta può finire paradossalmente per affrancare l’attesa d’amore dal proprio oggetto. In alcuni casi aspettare diventa una dimensione in cui il soggetto si riconosce e si identifica a tal punto da far passare del tutto in secondo piano l’obiettivo per cui quell’attesa era cominciata. In altre parole, per l’innamorato che attende, il senso dell’attesa può non risiedere nel raggiungimento dell’obiettivo ma realizzarsi ed esaurirsi nel suo stesso svolgersi – come direbbe Barthes, nel suo stesso “copione”. Un caso limite è offerto, in questo senso, dell’aneddoto cinese che Barthes riporta nei Frammenti:
Un mandarino era innamorato di una cortigiana. «Sarò vostra – disse lei – solo quando voi avrete passato cento notti ad aspettarmi seduto su uno sgabello, nel mio giardino, sotto la mia finestra». Ma, alla novantanovesima notte, il mandarino si alzò, prese il suo sgabello sotto il braccio e se n’andò. Roland Barthes - Frammenti di un discorso amoroso

Elisabetta Abignente/b> L’attesa amorosa
in Le parole e le cose link esterno


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