venerdì 16 ottobre 2015

sembrava un frutto da mordere.








Piegata davanti a lui, Jane era uno spettacolo meraviglioso. Manteneva la testa alta, a guardare fuori come le aveva ordinato, e la curva della sua schiena era sinuosa e femminile. Il cazzo di Guy premeva contro la stoffa dei calzoni in una dolorosa protesta per il modo in cui era rinchiuso.

Tra poco, amico mio.

Le sollevò la gonna. Il sedere di lei, ricoperto dalla stoffa bianca della sottoveste, sembrava un frutto da mordere. Non era voluminosa, la sottoveste, non come quelle che le amanti di Guy amavano portare; la biancheria di Jane era modesta e semplice, priva di pizzi e nastri colorati.

Le appoggiò la gonna sulla schiena e riportò le mani sulle sue natiche, godendo della loro consistenza.

Che attimo magnifico, che culo magnifico…

La sentì tirare su con il naso. Piangeva di già? Spietato, infilò le mani sotto l’orlo della sottoveste e la sollevò. Sfiorò il bordo inferiore dei mutandoni… più in alto ancora, le splendide natiche, stringendole nei palmi mani, massaggiandole, prendendone possesso.

Sue. Sue sue sue…

«Che panorama, piccola Jane…» ansimò, «adorabile, davvero…»

Spinse l’inguine contro di lei. I mutandoni pesanti gli impedivano di farle sentire al meglio l’uccello, coperto dal dannato pantalone; ma il sedere era morbido e pieno, e sotto la stoffa… oh, quel che c’era sotto la stoffa lo avrebbe portato in paradiso.

Respirò profondamente, e l’odore di Jane, così vicino a lui, gli scese nei polmoni, dandogli lo stesso piacere del primo sorso di cioccolata calda in un giorno di neve.

Portò una mano davanti e le toccò il monte di Venere, attraverso la stoffa delle mutande. Il respiro di lei era difficile e veloce, forse piangente; le strinse la vulva nel palmo, muovendolo su e giù

Ann Owen - Schiava per vendetta











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