giovedì 3 settembre 2015

diche colore sarà sentire?

lettera di Fernando Pessoa
 
Lisbona, 14 marzo 1916 Mio caro Sà-Carneiro
 
Le scrivo oggi per necessità sentimentale, per una struggente ansia di parlare con Lei. Come si desume da quanto segue, non ho niente da dirLe. Solo questo:che oggi ho toccato il fondo di una depressione senza fondo. L'assurdità della frase parla per me.
 
Oggi mi trovo in uno di quei giorni in cui non ho mai avuto futuro. C'è solo il presente: immobile come un muro di angoscia tutto sttorno. L'altra riva del fiume, in quanto è quella di là, non è mai quella di qua: e questa è l'intima ragione di ogni mia sofferenza. Ci sono navi dirette verso molti porti, ma nessuna verso dove la vita non dolga, perchè non si puo' sbattere nel porto della dimenticanza. Tutto ciò è accaduto molto tempo fa, ma la mia pena è più antica.
 
In giorni dell'anima come questo io sento perfettamente, con tutta la coscienza del mio corpo, di essere il bambino triste che la vita ha malmenato. Mi hanno messo in un canto da dove sento altri che giocano. Tengo fra le mani il giocattolo rotto che mi hanno regalato per un'ironia di latta. Oggi, quattordici di marzo, alle nove e dieci di sera, la mia vita si rende conto perfettamente di tutto ciò.
 
Nel giardino che scorgo tra le silenziose finestre della mia prigionia, hanno spinto tutte le altalene più in alto dei rami cui erano attaccate; sono attorcigliate troppo in alto; e così neanche l'idea di essere fuggito può nella mia immaginazione, disporre di un'altalena per dimenticare l'ora presente.
 
Questo all'incirca, ma detto senza stile è il mi ostato d'animo in questo momento. Come alla vegliatrice del Marinheiro, mi bruciano gli occhi per aver immaginato di piangere. La vita mi duole a pezzi, a sorsate, per interstizi. Tutto ciò è stampato a caratteri minuscoli in un libro dalla brossura che si sta scucendo. Se non stessi scrivendo proprio a Lei, sarei obbligato a giurare che sto scrivendo una lettera sincera e che le cose dal nesso isterico che essa contiene sono scaturite spontaneamente da quanto ho nell'animo. Ma Lei capirà perfettamente che questa irrappresentabile tragedia ha la stessa realtà di un attaccapanni o di una tazzina - piena di qui e di ora, e che passa dentro di me come il verde passa nelle foglie.
 
Fu per questo che il principe non regnò. Questa frase è totalmente assurda. Ma in questo momento sento che le frasi assurde danno una grande voglia di piangere.
[...]
Lamia non è pazzia; ma anche la pazzia deve procurare un abbandono nei riguardi di ciò che ci fa soffrire, un astuto piacere degli sbigottimenti dell'animo non molto differente dal mio.
 
Di che colore sarà sentire?
 
Migliaia di abbracci da sempre suo

Fernando Pesssoa
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