sabato 13 giugno 2015

apro le braccia e provo un'incomparabile felicità reale.

Dall'amore ho preteso soltanto che non cessasse mai di essere un sogno lontano.

- Ah, non c'è nostalgia più dolorosa di quella delle cose che non sono mai state!

Fernando Pessoa
Non ho fatto altro che sognare. Questo, e questo soltanto, è sempre stato il senso della mia vita. Non ho mai avuto altra preoccupazione vera se non la mia vita interiore I più grandi dolori della mia vita sfumano quando, aprendo la finestra che si affaccia sulla strada del mio sogno e guardandoil suo andamento, posso dimenticare me stesso.
 
Non ho mai voluto essere altro che un sognatore. Non ho mai concesso attenzione a coloro che mi parlavano della vita. Sono appartenuto solo a ciò che non esiste dove io esisto e a ciò che non ho mai potuto essere. Ogni cosa che non è mia, anche la più vile, mi ha sempre parlato con poesia.
 
Non ho mai amato altro che cosa nessuna. Non ho mai desiderato altro se non ciò che non riuscivo neppure a immaginare. Non ho mai chiesto altro alla vita se non che mi passasse accanto senza che io la sentissi.
 
Dall'amore ho preteso soltanto che non cessasse mai di essere un sogno lontano.
 
Perfino nei miei paesaggi interiori, tutti irreali, è sempre stata la lontananza ad attrarmi; e il profilo degli acquedotti, nella lontananza di quei paesaggi sognati, aveva la dolcezza del sogno più delle altre parti del paesaggio: una dolcezza che me lo faceva amare. La mania di creare un mondo falso mi accompagna ancora, e mi abbandonerà soltanto alla mia morte. Oggi non metto più in fila nei miei cassetti rocchetti di filo e pedoni di scacchi (con un vescovo o un cavallo che sporgono) ma mi dispiace non farlo... E allineo nella mia immaginazione, come quando d'inverno ci riscaldiamo davanti al caminetto, figure che abitano nella mia vita interiore e sono costanti e vive. Dentro di me ho un mondo fatto di amici con vite proprie. reali. definite e imperfette.
 
Alcuni attraversano difficoltà, altri hanno una vita da girovaghi, pittoresca e umile. Ci sono dei commessi viaggiatori (immaginarmi come un commesso viaggiatore è sempre stata una delle mie grandi ambizioni: irrealizzabile purtroppo!). Altri abitano in villaggi e borghi presso le frontiere di un Portogallo che esiste dentro di me; a volte vengono in città e io li incontro per caso e li riconosco abbracciandoli con commozione. E quando sogno tutto questo, passeggiando in camera mia, parlando ad alta voce, gesticolando; quando sogno questo, e vedo il me stesso che li incontra, mi rallegro e mi sento realizzato, salto, mi brillano gli occhi, apro le braccia e provo un'incomparabile felicità reale.
 
- Ah, non c'è nostalgia più dolorosa di quella delle cose che non sono mai state!
 
Quando penso al mio passato avvenuto nel tempo reale, quando piango sul cadavere della mia infanzia fuggita, la mia emozione non ha il fervore doloroso e tremante col quale lamento l'inesistenza degli umili personaggi dei miei sogni, perfino di certi personaggi secondari che ricordo di aver visto una volta soltanto, per caso, nella mia pseudo-vita, girando un angolo delle mie visioni, davanti a un portone, in una strada che ho percorso lungo il sogno.
 
La rabbia che la nostalgia non possa restituire vita diventa un lamento verso Dio, che ha creato impossibilità, allorché penso che gli amici di sogno con i quali ho passato tanti momenti di una vita immaginaria, con i quali ho avuto tante illuminanti conversazioni in caffè immaginari, non hanno appartenuto a nessuno spazio dove potessero davvero esistere, al di fuori della consapevolezza che ho di loro!
 
Oh, il passato morto che ho dentro me e non è mai esistito fuori di me! E i fiori del giardino della piccola casa di campagna che non è mai esistita se non in me! Gli orti, i frutteti, il pineto della villa che e stata solo un mio sogno! Le mie villeggiature immaginarie, le mie passeggiate in una campagna che non è mai esistita! Gli alberi sul ciglio della strada, i sentieri, le pietre, i contadini che passano... tutto questo, che non è mai stato altro che un sogno, è rimasto nella mia memoria come un dolore; e io che ho passato ore a sognarlo, passo ore a ricordare di averlo sognato, e provo vera nostalgia, piango un passato, guardo una reale vita che è morta, solenne nella sua bara.
 
Ma ci sono anche paesaggi e vite che non sono state totalmente immaginarie. Certi quadri privi di pretese artistiche, certe oleografie da parete che ho visto e rivisto, dentro di me si trasformano in realtà. Era un'altra sensazione più pungente e triste. Mi bruciava il fatto di non poter essere li, anche se quelle figure non erano reali. Ah. potere essere anch'io una figura dipinta vicino a quel bosco sotto il chiarore lunare, che si vedeva in una piccola stampa di una stanza dove non dormivo da bambino! Che pena non poter credere di essere li nascosto nel bosco vicino al fiume sotto il chiarore eterno della luna (anche se dipinta male), a guardare un uomo che passa in barca sotto un salice! Allora mi dispiaceva non poter sognare interamente. I tratti della mia nostalgia erano diversi. I gesti della mia disperazione erano diversi. L'impossibilità che mi torturava possedeva un'angoscia di altro tipo. Ah, se tutto ciò potesse avere un senso in Dio, una realizzazione secondo il nostro desiderio, non so dove, attraverso un tempo verticale, consustanziale alla direzione della mia nostalgia e dei miei vaneggiamenti! Ah, se potesse esserci, almeno solo per me, un paradiso fatto di questo! Se io potessi incontrare gli amici che ho sognato, passeggiare per le strade che ho creato, svegliarmi col canto dei galli, il chioccolio delle galline, col brusio mattutino della casa, nella casa di campagna che ho immaginato!... E tutto quanto ancora più perfettamente accomodato da Dio, collocato nel suo ordine perfetto per esistere, proprio in quella precisa forma fatta per me, irrangiungibile dai miei sogni [...] Alzo la testa dal foglio su cui scrivo... E ancora presto. Il mezzogiorno è passato da poco ed è domenica. Il male della vita, il morbo di essere cosciente entra dentro il mio corpo e mi turba. Possibile che non ci siano isole per coloro che non possono essere confortati. viali vetusti per coloro che sono isolati nel sogno e irraggiungibili ad altri?! Dover vivere e. anche se poco, dover agire; dover sfiorare il fatto che c'è altra gente, anch'essa reale, nella vita! Dover essere qui a scrivere questo perché farlo mi è necessario all'anima. E, anche così, non poterlo semplicemente sognare, non poterlo esprimere senza parole, perfino senza consapevolezza, attraverso una costruzione di me stesso in musica e svanimento, in modo che le lacrime mi salgano agli occhi soltanto nel sentirmiesprimere, e io fiorisca, come un fiume incantato, lungo lenti declivi di me stesso, sempre più verso l'Inconsapevolezza e la Lontananza, senza alcun senso eccetto Dio.
 
Fernando Pessoa - Il libro delle inquietudini


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