venerdì 1 maggio 2015

continuerà a dispiacermi questa notte

lettera di Jana Cerna all'amante - 3

Domani mattina avrò di nuovo tutto sotto controllo, va bene così, ma continuerà a dispiacermi questa notte, non riesco a liberarmene, non ho imparato a considerare l'eccitazione come qualcosa che bisogna liquidare nell'astinenza e scacciare come il diavolo, e un'eccitazione così forte come questa mia di oggi la considero qualcosa che non chiama, ma proprio urla vendetta perché vuole essere soddisfatta e non fatta oggetto di ascetica astinenza. La capacità di arraparmi a questo modo, di avvertire in ogni centimetro di pelle il folle desiderio di Te non l'ho certo avuta per poi scacciarla con una doccia fredda e col digiuno, scusate proprio ma così non è. E se sono le lusinghe del diavolo, allora non sono affatto delle brutte lusinghe e quel diavolo comincia a essermi abbastanza simpatico.
 
Solo che non c'entra nessun diavolo non c'entra niente neanche la perversione, anche se bisogna ammettere che a un osservatore neutrale così potrebbe sembrare, ma si sbaglierebbe. La cosa in realtà va bene così ed è abbastanza naturale, innaturale è solo il fatto che Tu non sei qui e che il tutto non avvenga pienamente come è stato descritto, o forse anche di più.
 
È abbastanza innaturale sul serio, e a me le cose innaturali non piacciono, l'innaturalezza di questo tipo non mi è mai servita a niente e temo che non vada a genio neanche a Te. Meno male che al mattino queste idee non sono così insistenti, sicché mi rimane la tenue speranza che se domattina mi lavo la fica col sapone e me la sciacquo ben bene, potrò andare in giro senza rischio, cosa che nelle condizioni in cui sono ora potrei fare difficilmente, anche se sarebbe abbastanza divertente osservare il rigonfiarsi dei pantaloni all'altezza del cavallo e l'arruffarsi scandalizzato di biondine dal peculiare taglio di capelli. Potrebbe essere perfino divertente, nessuno mi potrebbe fare nulla, mi pare che l'onnipotenza non sia ancora perseguibile per legge, perlomeno non l'ho ancora sentito dire. L'unica cosa è che mi dispiacerebbe dover spiegare, a una compagnia di soldatini festanti mandati in gita a Praga capitale per visitare le tombe dei re di Boemia, che la mia onnipotenza non li riguarda nonostante gli puzzi in tram sotto il naso. Non mi piace ingiurare ciò che di più caro ha la gente, e ingiuriare a una compagnia di teneri uccelli induriti mi metterebbe in difficoltà, perché mi è stata insegnata una certa discrezione in società, il che è stato un errore. Però non avrei via di uscita, l'unico uccello che non ho voglia di vituperare e di rifiutare lo possiedi Tu, solo che Te lo sei portato via a Podolì!
 
Sono le due del pomeriggio, ieri alla fine sono andata a dormire, dopo tutto, stamattina con le migliori intenzioni ho preso in prestito il rullo per dipingere e portandomelo dietro tornavo a piedi attraverso il ponte per il quale siamo passati ieri, è stato strano e nostalgico e magico e sciocco e banale e splendido, e adesso mi sono letta che cos'è che ho scritto ieri, pensavo di non poterlo spedire ne trasmetterlo in altro modo perché sarebbe stato terribilmente senza senso e ho scoperto che se Ti scrivessi di nuovo dovrei riscrivere tutto uguale parola per parola.
 
È di nuovo un giorno qualunque, mi attende un sacco di lavoro, mi metto quindi addosso la veste della responsabilità artistica e professionale (una volta Te la faccio vedere, c'è da ridere parecchio) e finirò di scrivere la novella. Spero di non scriverci niente che scandalizzi il senso morale della censura, sono in uno stato in cui mi potrebbe capitare abbastanza facilmente.
 
Oltre a questo farò andare su e giù per le pareti del mio appartamento questa specie di tetro rullo - certo che è incredibile di quali bizzarre attività è capace l'uomo - per farlo salirò su una scala e assumerò un aspetto così costruttivo che a vederlo diventeresti impotente sul colpo. Diventeresti impotente e cominceresti a recitare ad alta voce: «Mi devo sposare?» - non Ti rimarrebbe infatti nient'altro da fare.
 
Se con lo scrivere non volessi tra le altre cose guadagnarmi da vivere forse comincerei a scrivere le mie memorie, ho paura però che potrebbero finire in mano a persone non adatte e allora potrebbe porsi il problema se io sia o meno la persona giusta per diffondere la cultura nel socialismo e se non sussista il rischio che io porti a compimento la rivoluzione culturale anzitempo. Decisamente però la cosa mi arraperebbe come poche altre, tanto io penso comunque che le nostre vite sono un raro esempio di perfetta opera d'arte e che in quanto tali dovrebbero rimanere per le generazioni future, almeno in una descrizione basilare.
 
E mi sono anche resa conto di quanta vitalità ci sia in noi due, non ho in mente ora il fatto che non siamo crollati nei periodi più duri, penso che non solo li abbiamo superati, ma siamo stati perfino capaci di usarli e di sfruttarli, che abbiamo saputo assaporarli e sceglierne ciò che c'era di fondamentale, ed è questa la vera vitalità. La vita di per se non è affatto un dono, la vita di per se è un inferno bello e buono, ma questo nostro è più di un dono, questo forse è qualcosa per cui conosco una sola parola - grazia.
 
E se c'è qualcosa che mi riempie di ottimismo e di vera speranza - non speranza in qualcosa ma speranza in quanto tale, speranza nel senso più profondo della parola, quella che mi serve per la salvezza, quella che ogni uomo deve avere perché è solo nel suo nome che può essere salvato, - allora è la certezza di questa grazia ottenuta per esperienza empirica. La certezza che questa grazia esiste nel cosmo, su questa terra, per questi strani esseri che hanno avuto in dono tutte le qualità divine e hanno avuto in dono l'incapacità di usarle, per gli esseri che somigliano a Dio e furono creati a sua immagine, per vituperarlo e glorificarlo senza che nessuno di loro, di noi, degli esseri umani, riesca a immaginarsi neanche vagamente colui al quale somiglia come si somigliano due gocce d'acqua. Non è detto che l'uomo debba avere la fede, e non può avere le virtù, e da chi le avrebbe ereditate, non ditemi che Dio è un essere virtuoso, è tutto quello che volete ma non virtuoso, la perfezione non può certo essere virtuosa! Ne la fede ne la virtù sono necessarie all'uomo per ottenere la salvezza, sono fermamente convinta che saremo un giorno sorpresi dal numero di coloro che sono stati perduti dalle proprie azioni virtuose. Ma deve avere la speranza, una vera speranza senza tornaconto, sotto qualsivoglia forma, una speranza che non lo protegge dalla disperazione, che non lo protegge dalla perdita mostruosa di tutti i valori umani, una speranza che non lo protegge da nulla, neanche dalla maledizione lo protegge, ma che egli un giorno porterà in alto o in basso o altrove come unico valore che ha con se. Una speranza che verrà pesata e non sarà leggera.
 
Non a tutti è concesso di riceverla con la sicurezza con la quale l'abbiamo ricevuta noi, per questo parlo di grazia, veramente non a tutti è concesso.
 
Se mi dici ancora una volta di scriverTi cinque o sei righe, Ti spacco la faccia senza emozioni sessuali di mezzo, amore mio, spero che dopo questa lettera la cosa Ti sia chiara. Oppure Ti manderò davvero sei righe e voglio vedere poi che faccia farai, qualche volta fa bene dare alla gente quel che chiede.
 
Naturalmente sono già di nuovo le tre, stanotte ho finito alle quattro, tratto il tempo in modo un po’ avventuristico. Non considero però questa lettera una perdita di tempo, la considero addirittura come il miglior modo di impiegare il tempo di cui in questo momento sono capace. Tra l'altro avrai per un po’ qualcosa da leggere, peccato che non potrò essere presente, la sensazione sarebbe più grande per entrambi. Ti guarderei a tratti il volto e a tratti furtivamente il sesso, confidando pienamente che effetti della lettura di questo elaborato si manifestino visibilmente su entrambi. Qualche volta dovremo anche andare a passeggio, cominciano a esserci delle belle giornate e io amo le nostre passeggiate come poche altre cose, girovagheremo da qualche parte in periferia, rinnoveremo vecchie atmosfere e ne creeremo di nuove, così come abbiamo sempre fatto nelle nostre passeggiate, le interromperemo con delle soste in birrerie di periferia, Tu con la birra e io con la limonata che non mi piace e che sa di saccarina, ma che è indissolubilmente legata a queste passeggiate, ci trascineremo sul ciglio polveroso delle strade e dei campi e torneremo deliziosamente stanchi e felici e io mi farò un segno nel mio calendarietto alla data del prossimo incontro, per poterne gioire per quattordici giorni e assicurare me stessa che quei quattordici giorni riuscirò a resistere sana e salva nel corpo e nello spirito e per poter constatare con meraviglia dopo quei quattordici giorni che ho resistito per davvero. E faremo dei piani per il futuro, non come si fanno in genere, come li facciamo noi, con una concretezza ingenua e forse finalmente con la prospettiva di realizzarli, anche se lontanissimo nel tempo.
 
Per ora quindi stammi bene, questa volta sono solo dodici giorni e sarà quindi di due giorni più facile, Ti farai un po’ di lettura e mi cullo perfino nella speranza che sentirai il bisogno di scrivermi qualcosa, sicché anche questo facilita un po’ le cose e dovrebbe andare. Affanculo, dopo tredici anni di rapporto ci comportiamo come gli amanti della Certosa di Parma, è sì divertente ma è così, e temo che anche da decrepito vecchietto e decrepita vecchietta ne combineremo ancora più di oggi, i presupposti ci sarebbero tutti. È veramente una bella prospettiva per due intellettuali invecchiati onestamente e con sano cinismo, parleremo delle guerre atomiche tenendoci la pancia dalle risa e se ci toccherà separarci per due ore, ci scorreranno lacrime a fiotti dagli sguardi spenti.
 
Adesso concediti di corsa il beneficio di una masturbazione, se non lo hai ancora fatto, e se ne avrai voglia, durante questi dodici giorni scrivimi - cinque o sei righe, amore mio…
 
…ho letto di nuovo quel che ho scritto e mi sono spaventata, ma non aggiungerò più nulla a chiarimento, forse posso dire solo che ciò che sta qui nero su bianco contiene ovviamente tutto, quindi anche il fare l'amore più tenero e più banale, il tenersi dolcemente per la mano e carezzarsi i capelli e che so io cosa si fa e si pratica nei casi di banale innamoramento. Tienilo a mente e ricordalo, perché Tu non abbia dalla mia lettera l'impressione che si tratti del bisogno di realizzare chissà quali emozioni, in particolare neuropatologico-sessuali, anche se c'è anche quello, ma in un modo stranamente non patologico, piuttosto innamorato. Ma questo forse lo capisci tutto senza commento e se non lo capisci allora non serve a un cazzo e neanche il commento serve a niente, sicché Te lo dovrò spiegare poi nella vita pratica, amore mio.
 
Speriamo di essere presto insieme, che questo Tuo vegetare sotto il tetto coniugale davvero non serve a nient'altro se non a solleticare il senso della responsabilità - non ci fosse stato mio padre sarei probabilmente anche io molto più progressista. Così come stanno le cose lascio fare a Te, ma non tirarla troppo per le lunghe, è vero che abbiamo ancora una grande forza che ci è data dal pensiero filosofico, che abbiamo molto tempo e molta certezza, perché ci amiamo molto e non dobbiamo avere fretta in nulla, però, porca miseria, non siamo «solo» persone; proprio al contrario, siamo persone in tutto e per tutto, anche con una cosa enorme come è un amore di questo genere, e allora forse dovremmo anche occuparcene un po’ e non giocarci d'azzardo come con un innamoramento senza valore e senza senso, tipo quello di cui soffrono quelli che sono “solo” persone.
 
Ciao.

Jana Cerna - In culo oggi no, Ed e/o, Roma, 1992.


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