sabato 28 marzo 2015

Franco Buffoni racconta Emily Dickinson: Libro

Libro

“Nessun vascello c'è che, come un libro,
possa portarci in contrade lontane”
Emily Dickinson
E’ stilnovistico questo splendido aforisma di Emily Dickinson, capace da solo di rivelarci il grande segreto della poetessa. Leggere, per lei, significava veramente viaggiare, e la sua stanza diventava il mondo, l’universo.
 
Ciò che la fantasia, ispirata da un libro, sapeva costruire valeva incommensurabilmente di più di piroscafi e di sbarchi, di calessi e ferrovie. La realtà che i mezzi di trasporto e di locomozione riuscivano a rivelare era infinitesimale rispetto a quella che un libro era in grado dischiudere. E poi i trasporti erano violenti e faticosi; soprattutto mettevano alla prova la tenuta dell’involucro corporeo nel mondo esterno. Una tenuta piuttosto fragile per Emily. Il libro apriva invece ogni via di fuga ed era discreto: non imprecava come un carrettiere, non maleodorava come una carrozza ferroviaria, non traspirava, non emetteva fetori, non induceva sgradevoli sensazioni di calura o di gelo. E permetteva di viaggiare più velocemente di qualsiasi mezzo “terreno”. Solo il volo di un grande uccello libero era paragonabile al libro. E la fantasia di Emily si librava come e più di un immenso uccello libero.
“Mio padre è troppo impegnato con le difese giudiziarie per accorgersi di che cosa si faccia in casa”
scrisse Emily in una delle sue “riflessioni” apparentemente svagate; in realtà taglienti come lame e capaci di rivelare la consistenza del suo mondo famigliare ben più di una indagine sociologica. La riflessione infatti così procede:
“Mio padre mi compra molti libri, ma mi prega di non leggerli perché ha paura che scuotano la mente”.
Il padre, ricco e colto avvocato, adorava questa figlia intelligente e sensibilissima, e voleva che fosse felice. Se i libri la rendevano felice, Mr Dickinson le comprava dei libri. Ma Mr Dickinson era anche un uomo del suo tempo: vi erano tanti pericoli nel mondo, che attraverso i libri potevano turbare la mente di una fanciulla. Non solo pensieri d’amore:
anzi quelli non erano preoccupanti, dato il carattere schivo e riservato di Emily. Dai libri potevano, più pericolosamente, venire turbamenti alla fede pura nell’unico Libro. La Nuova Inghilterra, dove i Dickinson vivevano, grazie alle parole stampate, non era impermeabile a quanto avveniva aldilà dell’oceano: e dalla vecchia Inghilterra giungevano messaggi poco rassicuranti per l’establishment. Socialmente si stava realizzando un pericoloso compromesso, definito “vittoriano”, ma ancor più pericolosamente la parola stampata portava istanze di sovvertimento: il mondo non era vecchio di soli 4000 anni: i geologi smentivano i calcoli dei teologi sulla genealogia di Adamo; peggio ancora, si metteva in dubbio la presenza provvidenziale nel mondo. Troppo, troppo per un uomo dabbene e per pudiche fanciulle.

Franco Buffoni

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